Anello del Monte Santa Cristina di Pellegrino Parmense
Tema: - Tappe: a piediA cura di Andrea Greci e Centro Studi della Valle del Ceno
da “Sentieri della Val Ceno”
- Partenza e Arrivo: Careno 577 m
- Lunghezza: 8,5 km
- Dislivello: +390 m
- Tempo totale: 2:50 h
- Difficoltà: E (Escursionistico)
- Età: 0+
- Ristoro: Pellegrino Parmense
- Acqua: No
- Periodo consigliato: Aprile – Novembre
Le dorate architetture del Santuario di Careno, le modeste ma evocative rovine dell’Eremo del Monte Santa Cristina permettono di compiere, anche in un breve percorso ad anello, un piccolo viaggio nella storia di queste valli. L’itinerario riveste inoltre particolare interesse in primavera, in concomitanza delle spettacolari fioriture (soprattutto di orchidee) e in ottobre e novembre quando gli alberi (soprattutto i faggi che qui raggiungono una delle quote più basse dell’Appennino parmense) si rivestono dei caldi colori autunnali.
Accesso
Da Parma si percorre la SS9 fino a Fidenza da dove si imbocca la SP359 in direzione di Salsomaggiore Terme e Pellegrino Parmense, Superata la stazione termale si prosegue sulla provinciale fino a Pellegrino. Da qui si seguono le indicazioni per Bore (mantenendo la SP359) ma deviando dopo poche centinaia di metri in direzione del santuario di Careno che si raggiunge in pochi minuti. Si può abbandonare l’auto nell’ampio parcheggio della chiesa.
Itinerario
Dall’estremità settentrionale del parcheggio di Careno si seguono le indicazioni per il Monte Santa Cristina (segnavia 804A, cartelli). Salendo con pendenza moderata e costante su un’ampia sterrata si superano alcune case. Ignorando, senza possibilità di errore, tutte le possibili deviazioni (segnavia sempre evidenti), si entra nel fitto bosco che ricopre la Costa del Piantone, ovvero il versante nord-orientale del Monte Santa Cristina. Qui, oltre agli alberi tipici delle quote intermedie come roverella e castagno (che testimonia l’intensivo utilizzo alimentare di questa pianta in tutte le aree che permettevano la sua nascita), sul Monte Santa Cristina si incontrano grandi estensioni di faggeta a quote relativamente modeste, molto inferiori a quelli dove normalmente si incontrano in Appennino parmense. Sul versante sud-orientale si incontra anche una grande quantità di nocciolo che, come il castagno, deve la sua diffusione in Appennino soprattutto al suo utilizzo come sostentamento per le popolazioni appenniniche, grazie al suo elevatissimo apporto calorico.
Giunti a un bivio di carrarecce, si ignora quella che procede a destra in salita e si procede a sinistra con andamento pressoché pianeggiante, cercando di individuare con attenzione i segnavia bianchi e rossi. Senza altri problemi di orientamento, si continua a salire in una bella faggeta, raggiungendo senza difficoltà la massima elevazione del Monte Santa Cristina (963, 1:20 h). La cima, completamente avvolta dalla vegetazione, non permette di ammirare il panorama circostante, ma la permanenza in vetta è comunque resa interessante dalla presenza delle rovine dell’Eremo di Santa Cristina. Citato per la prima volta nel 1095, l’edificio religioso, composto da una chiesa, una cella di romitaggio, una cucina e un portico, fu conteso tra i vescovi di Piacenza (alla cui diocesi apparteneva l’eremo) e di Parma (che fin dalla fondazione esercitava qui la sua giurisdizione), fino a essere riconosciuto a quest’ultimo nel 1176. L’eremo fu abbandonato nel 1793, all’indomani della morte dell’ultimo romito e da allora fu ridotto a rudere dal costante prelievo di materiali e dagli agenti atmosferici. Ancora oggi si possono comunque leggere almeno la struttura di alcuni vani grazie alle poche strutture murarie superstiti.
Abbandonata la cima del Monte Santa Cristina si perde quota su un ampio sentiero nel bosco. Giunti a una radura, si ignora una traccia a sinistra (non farsi attrarre da una freccia in metallo) e si mantiene la destra (segnavia). Dopo un altro tratto di discesa si giunge a un altro crocevia. Tralasciate le possibili deviazioni che procedono sia a destra che diritto, si seguono gli evidenti segnavia a sinistra fino a giungere al bivio con il tracciato dell’Ippovia. Voltando decisamente a sinistra si seguono le indicazioni per Careno e, dopo aver attraversato un bel noccioleto, si esce progressivamente dal bosco, si prosegue tra campi coltivati e filari di alberi fino alla località Cà Colombo. Messo piede su una sterrata ancora più ampia ed evidente, si prosegue, compiendo alcuni saliscendi, fino a ritornare al punto di partenza di Careno (2:50 h).
Consigli utili
Indossare un abbigliamento a strati, delle scarpe comode per la percorrenza di tratti in lieve dislivello, un rifornimento d’acqua e pranzo al sacco. Per temperature elevate, si consiglia di portare con sé un cappello d’estate per la protezione dal sole.
Per un’esperienza comoda e pratica, scaricare il percorso per navigatore GPS in sovraimpressione.
[Immagini fornite da: https://www.trekkingtaroceno.it/ e https://www.caiparma.it/]