28 – La Leggenda del fantasma di Moroello
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Il Castello di Bardi è noto per la leggenda di Moroello il fantasma che vive al suo interno.
La sua è una storia che riporta indietro nei secoli, in un tempo molto lontano. Esso è collocabile fra il XV e il XVI secolo epoca in cui, tra le mura della fortezza, crebbe e si consumò tragicamente una romantica storia d’amore.
Il dramma
Soleste era la figlia del castellano, innamorata perdutamente di Moroello, comandante delle truppe, il quale ricambiava i medesimi sentimenti.
La giovane donna era però stata promessa in sposa a un feudatario dal padre, con l’auspicio di ampliare i propri possedimenti terrieri e avviare una solida alleanza diplomatica.
La giovane coppia soleva però incontrarsi in gran segreto, grazie anche all’aiuto della balia della giovane fanciulla.
Ma come nei popolari canti dell’amor cortese e ancor più nelle note tragedie shakespeariane, la malasorte si accanì sui clandestini amanti.
Venne il tempo in cui Moroello partì con i suoi soldati per difendere i confini dello stato; mentre Soleste era solita raggiungere il punto più alto del mastio per avvistare, con lo sguardo, il ritorno del suo amato.
Un giorno scorse alcuni cavalieri alla confluenza fra i torrenti Ceno e Noveglia diretti verso il castello e recanti armature e insegne dei nemici.
Vedendo ciò pensò al peggio: alla sconfitta e all’uccisione del suo innamorato e all’assedio che presto avrebbe vissuto. Non attendendo oltre, decise di togliersi la vita gettandosi dalla torre. Se avesse atteso qualche instante avrebbe riconosciuto il volto a lei caro del comandante dei cavalieri: era Moroello che sfoggiava vessillo e colori nemici in segno di ultimo spregio e di vittoria!
Il gruppo di cavalieri oltrepassò il ponte levatoio e una volta appresa la notizia del suicidio dell’amata, Moroello decise di compiere il medesimo insano gesto.
Da quel giorno l’anima del cavaliere vaga per la fortezza arroccata sullo sperone di diaspro rosso.
Rilievi scientifici
Nel 1999 Michele Dinicastro e Daniele Gullà, si recarono in castello accompagnati da due medium fiorentine, un biologo e alcuni tecnici di laboratorio.
Erano armati di una strumentazione sofisticata e in particolare di una termocamera, un oggetto in grado di catturare le variazioni di temperatura all’interno di un ambiente.
Fu così che lo spirito di un cavaliere in armatura si palesò in una foto.
La lastra è stata scattata all’inizio della scalinata per mezzo della quale si accede alla sala del boia.
Esattamente in quel punto, le due sensitive, avevano avvertito l’energia più intensa. In una delle 31 foto scattate, appare la misteriosa sagoma di un cavaliere afflitto.
L’esatto momento della manifestazione coincise con l’istante in cui le due medium avvertirono il malessere più acuto.
L’armatura del cavaliere, dopo attenti studi, venne fatta risalire al XV secolo circa, periodo in cui – casualità – si sarebbe consumata la tragedia di Moroello e Soleste secondo la leggenda.
La parte inferiore del busto del cavaliere di Bardi inoltre appare inglobata da una scalinata antecedente all’epoca in cui sarebbe vissuto l’uomo.
Qualcuno ha ipotizzato che altre fonti termiche possano aver alterato l’area producendo la “macchia” comparsa nella lastra.
Tutti i presenti però dichiarano che non vi fossero fonti di calore in funzione. Inoltre, la macchia riprende eccezionalmente i contorni di un essere umano.